I censimenti dell’Istat

Il primo censimento della popolazione italiana è datato 1861, dove non si trovano dati su Roma e Venezia, presenti in quello del 1871.

Le tornate censuarie si susseguono ogni dieci anni con le eccezioni del 1891, per difficoltà finanziarie, e del 1941, a causa della guerra. Un’altra eccezione è il censimento del 1936, svolto a soli cinque anni dal precedente a seguito di una riforma legislativa del 1930 che ne aveva modificato la periodicità, subito dopo riportata a cadenza decennale e rimasta invariata fino a oggi.

Il primo censimento degli esercizi industriali e commerciali (15 ottobre 1927) costituisce la prima grande rilevazione delle caratteristiche strutturali del sistema produttivo e distributivo dell’Italia, pur essendo limitata ad alcune caratteristiche essenziali della struttura industriale e commerciale.

Nei primi anni Trenta l’Istat prevede la realizzazione di altri due censimenti, quello agricolo e quello della popolazione.

La data per il censimento agricolo è fissata per il 19 marzo 1930, ma il completamento della sua elaborazione e la conseguente pubblicazione vanno incontro a difficoltà e rallentamenti. A tal proposito il caporeparto dei censimenti agricoli e del catasto forestale osserva che “erano ben noti, e quindi previsti, difficoltà e inconvenienti di varia natura, connessi a un censimento quale quello delle aziende agricole, tanto che esso non sarebbe stato compiuto nel 1930 e secondo il questionario adottato se non si fosse trattato, come è noto di una serie di rilevazioni promosse, per il censimento agricolo mondiale del 1930 dall’Istituto internazionale di agricoltura ”.

Diversamente vanno le cose per il censimento demografico. Il settimo censimento della popolazione si esegue il 21 aprile 1931 in occasione del Natale di Roma.

“Noi vogliamo che attraverso la fredda cornice delle cifre e le linee sintetiche dei diagrammi si senta ovunque il palpito possente di questa Italia Nuova”. Queste parole di Mussolini fanno da viatico all’ottavo censimento della popolazione, esteso anche alle colonie e agli altri possedimenti italiani. Il nuovo censimento, previsto per il 1936, è imposto dalla riforma legislativa del 1930 che modifica la cadenza dei censimenti da decennale in quinquennale.

Come di consueto, al censimento è dato grande risalto attraverso la stampa, il cinema e la radio. Come nel 1931, il censimento del 1936 è accompagnato da una vasta campagna pubblicitaria, tra cui due cortometraggi dell’Istituto Luce. Per facilitare le operazioni del censimento sono rilasciati alcuni lasciapassare di libera circolazione sulle Ferrovie dello Stato.

Cinegiornale Luce B del 18 marzo 1936: I preparativi dell’Ottavo censimento generale della popolazione italiana

Documentario dell’Istituto Luce del 21 aprile 1936: Censimento 21 aprile 1936

Tra il 1937 e il 1939 l’Istituto esegue il secondo censimento generale dell’industria e dei servizi.
Tra le novità di questo rilevamento vi è la raccolta di dati sull’attrezzatura tecnologica, sulla fluttuazione della manodopera e sui salari. I lavori di spoglio sono tuttavia rallentati per l’esecuzione del censimento degli ebrei, disposto dalla Direzione generale demografia e razza (Demorazza) ed eseguito dai prefetti e dai podestà il 22 agosto 1938. L’Istat è tenuto a collaborare con la Demorazza per l’elaborazione del modello di rilevazione e le operazioni di spoglio e classificazione dei dati. I lavori dell’Istat si concludono nel novembre dello stesso anno.

La legge 120 del 18 gennaio 1934 programma l’esecuzione, nel periodo dal 1936 al 1948, di diversi censimenti. Si tratta del nono (1941) e del decimo (1946) censimento generale della popolazione; del censimento industriale e commerciale nei quinquenni tra il 1936 e il 1941 e tra il 1946 e il 1951; di un censimento dell’agricoltura fra il 1941 e il 1946. La guerra non permette di rispettare il calendario fissato, nonostante l’avvenuta predisposizione delle operazioni preliminari.

A guerra conclusa il governo provvisorio, in accordo con il comando alleato, si attiva per una prima rilevazione censuaria della popolazione. L’operazione viene effettuata su tutto il territorio nazionale ormai liberato dal governo fascista e dall’occupazione nazista. Si tratta non proprio di un censimento ma di una rilevazione per comprendere lo stato di una parte del Paese; sono coinvolte solamente le 38 province liberate.

Censimenti e indagini per la ricostruzione nazionale, 1944

Nel dopoguerra

Nel dopoguerra, per ovviare alla mancata esecuzione dei suddetti censimenti e per la necessità di provvedere a compiere un primo inventario delle condizioni del paese, l’Istituto, insieme al Ministero della ricostruzione, predispone un piano per effettuare alcuni censimenti straordinari entro il 1946. La richiesta di fondi al Ministero del tesoro, tuttavia, è respinta a causa del ricordo dei pessimi risultati conseguiti dai precedenti censimenti straordinari, effettuati dalla Commissione alleata di controllo per le province centro-meridionali nell’ottobre del 1944. Di fatto, per esigenze di bilancio, l’Istituto non riesce a eseguire i censimenti nel periodo tra il 1945 e il 1951, pur avendo lavorato incessantemente per predisporli.

Per il censimento della popolazione del 1951 si realizza una vera e propria campagna pubblicitaria e si istituisce per l’occasione una Commissione per la propaganda dei censimenti, di cui fanno parte alcuni rappresentanti dei ministeri interessati, delle organizzazioni sindacali, della Rai, dell’Istituto nazionale Luce e anche “un rappresentante dell’Autorità ecclesiastica, per la grande importanza e valore dell’appoggio che può essere dato dai parroci e dagli ordini religiosi”.

Nel 1951, unitamente al censimento demografico, si effettua il primo censimento delle abitazioni e il terzo censimento dell’industria e del commercio, con vantaggi economici e di tempo conseguenza della possibilità di avvalersi, per le tre indagini, della medesima organizzazione nella fase preparatoria, di raccolta, di spoglio e di analisi dei dati.

Va ricordata, infine, l’emissione di due francobolli commemorativi, uno per il censimento della popolazione e l’altro per il censimento industriale e commerciale.

Il 1961 si può definire l’anno della conta dell’Italia. Si eseguono infatti tre censimenti: quello della popolazione e delle abitazioni, quello dell’industria e dei servizi, quello dell’agricoltura. In occasione delle rilevazioni l’Istituto Luce realizza due cinegiornali: uno in bianco e nero per il censimento della popolazione (La grande conta degli italiani) e un altro a colori (Il censimento del centenario). A causa del limitato utilizzo dei dati del precedente censimento dell’agricoltura, quello del 1961 è di fatto il primo censimento generale del settore primario.

Nel 1970 si esegue anche un secondo censimento dell’agricoltura e, in concomitanza, ma con un questionario distinto, il primo censimento dei vigneti.

Per pubblicizzare i censimenti del 1971 è dato spazio alla televisione ai fini di una migliore conoscenza della realtà socioeconomica del Paese e per illustrare le modalità di compilazione dei fogli di rilevamento11.

Nel 1981 si realizzano il censimento generale della popolazione, il censimento generale delle abitazioni e il censimento generale dell’industria, del commercio, dei servizi e dell’artigianato, mentre è del 1982 il censimento dell’agricoltura. In occasione di queste rilevazioni l’Istat presta una particolare attenzione agli aspetti comunicativi centrati su due grandi campagne, quella pubblicitaria e quella d’opinione, avvalendosi anche di un’agenzia pubblicitaria.

Il censimento della popolazione del 1981 segna una svolta sul piano della qualità dei dati, introducendo innovazioni rilevanti consolidatesi nel tempo. Per la prima volta si effettua un’indagine campionaria per la stima del grado di copertura della rilevazione censuaria mentre, per favorire la più ampia utilizzazione delle risultanze censuarie, si consente agli enti locali (Regioni, Province e Comuni) di acquisire i dati individuali. Fra le numerose utilizzazioni dei dati censuari vi è un’analisi sugli spostamenti giornalieri dei rispondenti e particolarmente interessante è la ricerca che porta all’individuazione dei sistemi locali del lavoro, un sistema informativo che continua a essere aggiornato.

Numerose le novità introdotte con i censimenti del 1990 e del 1991: per la prima volta si ricorre al telerilevamento che consente di ottenere una cartografia e documenta con precisione gli insediamenti residenziali inclusi quelli abusivi. Le principali linee strategiche al fine di prevenire gli errori di copertura sono: a) un approccio comunicativo più confidenziale per indurre il coinvolgimento dei rispondenti (pubblicità televisiva, campagna di sensibilizzazione, numero verde, eccetera); b) il rafforzamento dell’attività ispettiva; c) l’utilizzo di un sistema telematico per il monitoraggio delle operazioni censuarie; d) la revisione dei questionari a livello locale per accorciare i tempi di diffusione dei dati rilevati con i censimenti.

Gli anni 2000

Gli anni 2000 segnano una svolta nel percorso evolutivo dei censimenti economici italiani, al termine di un ciclo di innovazione aperto nel 1994 con l’avvio della realizzazione dell’Archivio statistico delle imprese attive (Asia), degli archivi delle istituzioni pubbliche (Asip) e delle istituzioni no-profit (Asimp).

Viene introdotta una nuova tecnica di rilevazione che implica un avanzamento rispetto alla tradizionale tecnica “porta a porta”. Ciascun rilevatore è dotato dell’elenco di tutte le unità locali attive presenti. Per ciascuna di queste unità è prodotto un questionario personalizzato, parzialmente precompilato con le informazioni presenti in archivio. I rispondenti sono chiamati semplicemente ad aggiornare il questionario di rilevazione aggiungendovi le notizie mancanti e correggendo o confermando quelle prestampate.

Anche per il Censimento della popolazione vengono introdotte alcune innovazioni a garanzia della qualità dei dati raccolti. Grazie al coinvolgimento delle organizzazioni di solidarietà e volontariato l’Istituto riesce a raggiungere anche target di popolazione “difficili”, tra cui gli immigrati. Per superare la diffidenza dei cittadini e invogliare a una maggiore partecipazione si avvia una campagna di comunicazione integrata declinata su diversi livelli di promozione del censimento. Vengono usati così sia media tradizionali, sia i nuovi media (internet), sia gli strumenti di informazione capillare (dagli opuscoli ai manifesti).

Anche il logo del censimento (riprodotto a fianco) è pensato nell’ottica di promuovere una maggiore partecipazione là dove la parola censimento e la “X” che lo caratterizzano hanno lo specifico scopo di suscitare l’idea del coinvolgimento personale enfatizzato dallo slogan “L’Italia che sei, l’Italia che sarai”.

Tutti i nuovi censimenti sono consultabili su internet attraverso un data warehouse. La statistica, inoltre, arriva anche sui banchi di scuola con l’intenzione di avvicinare i giovanissimi, cogliendo l’occasione dei censimenti generali del 2001.

Quelli del 2010-2011 sono i primi censimenti che prevedono la possibilità della compilazione online.

Nel censimento della popolazione si raggiunge quasi il 40 per cento di rispondenti via Internet, il che consente uno straordinario guadagno di tempestività nella pubblicazione dei dati. L’integrazione di nuovo e antico è sottolineata dalla campagna pubblicitaria:

“L’agricoltura è cambiata, raccontaci come”, “Raccogliamo risposte, seminiamo futuro”, “L’Italia che verrà parte da qui”, “Censimento 2011: dai risposte al tuo futuro”. Nuovo è anche lo stile della campagna pubblicitaria, con un convoglio di ventuno furgoni “vestiti” con il marchio e i colori del censimento percorre il Paese per fornire chiarimenti sulle molte novità (il Census tour) e i Census point, dedicati alla diffusione di informazioni sul Censimento presso luoghi di alta frequentazione come stazioni, centri commerciali, cinema. Per promuovere il censimento ci si rivolge ai ragazzi con l’iniziativa “Ciak si conta”, che prevede la realizzazione di spot poi pubblicati su YouTube e premiati.

Molte le novità presenti sul questionario del censimento della popolazione: ci sono quesiti sull’efficienza energetica delle abitazioni, sull’uso di telefoni cellulari e sulla connessione a internet.

Censimenti permanenti

L’Istat si avvia su una nuova strada: parte la stagione dei censimenti permanenti che vede la realizzazione di rilevazioni campionarie e continue, a cadenza annuale e triennale.

La strategia dei censimenti permanenti, coerentemente con le politiche di sviluppo europee e con il programma di modernizzazione dell’Istat, è estesa a tutte le aree tematiche: popolazione e abitazioni, imprese, istituzioni non profit e istituzioni pubbliche e agricoltura.

A differenza dei censimenti del passato, i censimenti permanenti coinvolgono di volta in volta solo campioni rappresentativi di imprese e istituzioni. Tuttavia, la restituzione al Paese dei dati ottenuti è di tipo censuario, quindi riferibile all’intero campo d’osservazione.

Grazie all’integrazione di fonti amministrative con rilevazioni campionarie, infatti, è possibile garantire l’esaustività, l’aumento della quantità e qualità dell’offerta informativa, il contenimento del fastidio statistico su cittadini e operatori economici e la riduzione dei costi complessivi.

Gli annali Istat

Il più antico periodico di statistica ancora pubblicato. Gli annali raccolgono interventi di vari argomenti sin dal 1871, consentendo di ricostruire la storia della statistica ufficiale e di conoscere i profili scientifici e umani di molti di coloro che l’hanno fondata e fatta crescere. In essa sono raccolti relazioni, atti di seminari e convegni, riflessioni istituzionali e internazionali, resoconti di commissioni, saggi, analisi statistiche, che offrono un quadro dell’evoluzione del paese dai primi decenni di costruzione della Nazione fino ai giorni nostri, passando attraverso periodi di crisi, eventi bellici, fasi di ricostruzione, con uno sguardo attento alla storia, alla scienza, ma anche al vivere quotidiano. Negli anni si sono succedute le serie che cambiano con il susseguirsi delle presidenze.

Biblioteca Digitale ISTAT | Annali di statistica

Serie 1 vol. 6 (1875) – 88 (1877)

Serie 2 vol. 1 (1878) – 26 (1881)

Serie 3 vol. 1 (1882) – 16 (1885)

Serie 4 vol. 1 (1884) – 111 (1910)

Serie 5 vol. 1 (1912) – 11 (1925)

Serie 6 vol. 1 (1931) – 38 (1937)

Serie 7 vol. 1 (1937) – 7 (1943)

Serie 8 vol. 1 (1947) – 30 (1980)

Serie 9 vol. 1 (1981) – 10 (1991)

Serie 10 vol. 1 (1993) – vol. 22 (2000)

Serie 11 vol. 1 (2003) – 2 (2009)

Serie 12 vol. 1 (2010) – 2 (2012)

Serie 13 vol. 1 (2018) –

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