I censimenti dell’Istat

Il primo censimento della popolazione italiana è datato 1861, dove non si trovano dati su Roma e Venezia, presenti in quello del 1871.

Le tornate censuarie si susseguono ogni dieci anni con le eccezioni del 1891, per difficoltà finanziarie, e del 1941, a causa della guerra. Un’altra eccezione è il censimento del 1936, svolto a soli cinque anni dal precedente a seguito di una riforma legislativa del 1930 che ne aveva modificato la periodicità, subito dopo riportata a cadenza decennale e rimasta invariata fino a oggi.

Il primo censimento degli esercizi industriali e commerciali (15 ottobre 1927) costituisce la prima grande rilevazione delle caratteristiche strutturali del sistema produttivo e distributivo dell’Italia, pur essendo limitata ad alcune caratteristiche essenziali della struttura industriale e commerciale.

Nei primi anni Trenta l’Istat prevede la realizzazione di altri due censimenti, quello agricolo e quello della popolazione.

La data per il censimento agricolo è fissata per il 19 marzo 1930, ma il completamento della sua elaborazione e la conseguente pubblicazione vanno incontro a difficoltà e rallentamenti. A tal proposito il caporeparto dei censimenti agricoli e del catasto forestale osserva che “erano ben noti, e quindi previsti, difficoltà e inconvenienti di varia natura, connessi a un censimento quale quello delle aziende agricole, tanto che esso non sarebbe stato compiuto nel 1930 e secondo il questionario adottato se non si fosse trattato, come è noto di una serie di rilevazioni promosse, per il censimento agricolo mondiale del 1930 dall’Istituto internazionale di agricoltura ”.

Diversamente vanno le cose per il censimento demografico. Il settimo censimento della popolazione si esegue il 21 aprile 1931 in occasione del Natale di Roma.

“Noi vogliamo che attraverso la fredda cornice delle cifre e le linee sintetiche dei diagrammi si senta ovunque il palpito possente di questa Italia Nuova”. Queste parole di Mussolini fanno da viatico all’ottavo censimento della popolazione, esteso anche alle colonie e agli altri possedimenti italiani. Il nuovo censimento, previsto per il 1936, è imposto dalla riforma legislativa del 1930 che modifica la cadenza dei censimenti da decennale in quinquennale.

Come di consueto, al censimento è dato grande risalto attraverso la stampa, il cinema e la radio. Come nel 1931, il censimento del 1936 è accompagnato da una vasta campagna pubblicitaria, tra cui due cortometraggi dell’Istituto Luce. Per facilitare le operazioni del censimento sono rilasciati alcuni lasciapassare di libera circolazione sulle Ferrovie dello Stato.

Cinegiornale Luce B del 18 marzo 1936: I preparativi dell’Ottavo censimento generale della popolazione italiana

Documentario dell’Istituto Luce del 21 aprile 1936: Censimento 21 aprile 1936

Tra il 1937 e il 1939 l’Istituto esegue il secondo censimento generale dell’industria e dei servizi.
Tra le novità di questo rilevamento vi è la raccolta di dati sull’attrezzatura tecnologica, sulla fluttuazione della manodopera e sui salari. I lavori di spoglio sono tuttavia rallentati per l’esecuzione del censimento degli ebrei, disposto dalla Direzione generale demografia e razza (Demorazza) ed eseguito dai prefetti e dai podestà il 22 agosto 1938. L’Istat è tenuto a collaborare con la Demorazza per l’elaborazione del modello di rilevazione e le operazioni di spoglio e classificazione dei dati. I lavori dell’Istat si concludono nel novembre dello stesso anno.

La legge 120 del 18 gennaio 1934 programma l’esecuzione, nel periodo dal 1936 al 1948, di diversi censimenti. Si tratta del nono (1941) e del decimo (1946) censimento generale della popolazione; del censimento industriale e commerciale nei quinquenni tra il 1936 e il 1941 e tra il 1946 e il 1951; di un censimento dell’agricoltura fra il 1941 e il 1946. La guerra non permette di rispettare il calendario fissato, nonostante l’avvenuta predisposizione delle operazioni preliminari.

A guerra conclusa il governo provvisorio, in accordo con il comando alleato, si attiva per una prima rilevazione censuaria della popolazione. L’operazione viene effettuata su tutto il territorio nazionale ormai liberato dal governo fascista e dall’occupazione nazista. Si tratta non proprio di un censimento ma di una rilevazione per comprendere lo stato di una parte del Paese; sono coinvolte solamente le 38 province liberate.

Censimenti e indagini per la ricostruzione nazionale, 1944

Nel dopoguerra

Nel dopoguerra, per ovviare alla mancata esecuzione dei suddetti censimenti e per la necessità di provvedere a compiere un primo inventario delle condizioni del paese, l’Istituto, insieme al Ministero della ricostruzione, predispone un piano per effettuare alcuni censimenti straordinari entro il 1946. La richiesta di fondi al Ministero del tesoro, tuttavia, è respinta a causa del ricordo dei pessimi risultati conseguiti dai precedenti censimenti straordinari, effettuati dalla Commissione alleata di controllo per le province centro-meridionali nell’ottobre del 1944. Di fatto, per esigenze di bilancio, l’Istituto non riesce a eseguire i censimenti nel periodo tra il 1945 e il 1951, pur avendo lavorato incessantemente per predisporli.

Per il censimento della popolazione del 1951 si realizza una vera e propria campagna pubblicitaria e si istituisce per l’occasione una Commissione per la propaganda dei censimenti, di cui fanno parte alcuni rappresentanti dei ministeri interessati, delle organizzazioni sindacali, della Rai, dell’Istituto nazionale Luce e anche “un rappresentante dell’Autorità ecclesiastica, per la grande importanza e valore dell’appoggio che può essere dato dai parroci e dagli ordini religiosi”.

Nel 1951, unitamente al censimento demografico, si effettua il primo censimento delle abitazioni e il terzo censimento dell’industria e del commercio, con vantaggi economici e di tempo conseguenza della possibilità di avvalersi, per le tre indagini, della medesima organizzazione nella fase preparatoria, di raccolta, di spoglio e di analisi dei dati.

Va ricordata, infine, l’emissione di due francobolli commemorativi, uno per il censimento della popolazione e l’altro per il censimento industriale e commerciale.

Il 1961 si può definire l’anno della conta dell’Italia. Si eseguono infatti tre censimenti: quello della popolazione e delle abitazioni, quello dell’industria e dei servizi, quello dell’agricoltura. In occasione delle rilevazioni l’Istituto Luce realizza due cinegiornali: uno in bianco e nero per il censimento della popolazione (La grande conta degli italiani) e un altro a colori (Il censimento del centenario). A causa del limitato utilizzo dei dati del precedente censimento dell’agricoltura, quello del 1961 è di fatto il primo censimento generale del settore primario.

Nel 1970 si esegue anche un secondo censimento dell’agricoltura e, in concomitanza, ma con un questionario distinto, il primo censimento dei vigneti.

Per pubblicizzare i censimenti del 1971 è dato spazio alla televisione ai fini di una migliore conoscenza della realtà socioeconomica del Paese e per illustrare le modalità di compilazione dei fogli di rilevamento11.

Nel 1981 si realizzano il censimento generale della popolazione, il censimento generale delle abitazioni e il censimento generale dell’industria, del commercio, dei servizi e dell’artigianato, mentre è del 1982 il censimento dell’agricoltura. In occasione di queste rilevazioni l’Istat presta una particolare attenzione agli aspetti comunicativi centrati su due grandi campagne, quella pubblicitaria e quella d’opinione, avvalendosi anche di un’agenzia pubblicitaria.

Il censimento della popolazione del 1981 segna una svolta sul piano della qualità dei dati, introducendo innovazioni rilevanti consolidatesi nel tempo. Per la prima volta si effettua un’indagine campionaria per la stima del grado di copertura della rilevazione censuaria mentre, per favorire la più ampia utilizzazione delle risultanze censuarie, si consente agli enti locali (Regioni, Province e Comuni) di acquisire i dati individuali. Fra le numerose utilizzazioni dei dati censuari vi è un’analisi sugli spostamenti giornalieri dei rispondenti e particolarmente interessante è la ricerca che porta all’individuazione dei sistemi locali del lavoro, un sistema informativo che continua a essere aggiornato.

Numerose le novità introdotte con i censimenti del 1990 e del 1991: per la prima volta si ricorre al telerilevamento che consente di ottenere una cartografia e documenta con precisione gli insediamenti residenziali inclusi quelli abusivi. Le principali linee strategiche al fine di prevenire gli errori di copertura sono: a) un approccio comunicativo più confidenziale per indurre il coinvolgimento dei rispondenti (pubblicità televisiva, campagna di sensibilizzazione, numero verde, eccetera); b) il rafforzamento dell’attività ispettiva; c) l’utilizzo di un sistema telematico per il monitoraggio delle operazioni censuarie; d) la revisione dei questionari a livello locale per accorciare i tempi di diffusione dei dati rilevati con i censimenti.

Gli anni 2000

Gli anni 2000 segnano una svolta nel percorso evolutivo dei censimenti economici italiani, al termine di un ciclo di innovazione aperto nel 1994 con l’avvio della realizzazione dell’Archivio statistico delle imprese attive (Asia), degli archivi delle istituzioni pubbliche (Asip) e delle istituzioni no-profit (Asimp).

Viene introdotta una nuova tecnica di rilevazione che implica un avanzamento rispetto alla tradizionale tecnica “porta a porta”. Ciascun rilevatore è dotato dell’elenco di tutte le unità locali attive presenti. Per ciascuna di queste unità è prodotto un questionario personalizzato, parzialmente precompilato con le informazioni presenti in archivio. I rispondenti sono chiamati semplicemente ad aggiornare il questionario di rilevazione aggiungendovi le notizie mancanti e correggendo o confermando quelle prestampate.

Anche per il Censimento della popolazione vengono introdotte alcune innovazioni a garanzia della qualità dei dati raccolti. Grazie al coinvolgimento delle organizzazioni di solidarietà e volontariato l’Istituto riesce a raggiungere anche target di popolazione “difficili”, tra cui gli immigrati. Per superare la diffidenza dei cittadini e invogliare a una maggiore partecipazione si avvia una campagna di comunicazione integrata declinata su diversi livelli di promozione del censimento. Vengono usati così sia media tradizionali, sia i nuovi media (internet), sia gli strumenti di informazione capillare (dagli opuscoli ai manifesti).

Anche il logo del censimento (riprodotto a fianco) è pensato nell’ottica di promuovere una maggiore partecipazione là dove la parola censimento e la “X” che lo caratterizzano hanno lo specifico scopo di suscitare l’idea del coinvolgimento personale enfatizzato dallo slogan “L’Italia che sei, l’Italia che sarai”.

Tutti i nuovi censimenti sono consultabili su internet attraverso un data warehouse. La statistica, inoltre, arriva anche sui banchi di scuola con l’intenzione di avvicinare i giovanissimi, cogliendo l’occasione dei censimenti generali del 2001.

Quelli del 2010-2011 sono i primi censimenti che prevedono la possibilità della compilazione online.

Nel censimento della popolazione si raggiunge quasi il 40 per cento di rispondenti via Internet, il che consente uno straordinario guadagno di tempestività nella pubblicazione dei dati. L’integrazione di nuovo e antico è sottolineata dalla campagna pubblicitaria:

“L’agricoltura è cambiata, raccontaci come”, “Raccogliamo risposte, seminiamo futuro”, “L’Italia che verrà parte da qui”, “Censimento 2011: dai risposte al tuo futuro”. Nuovo è anche lo stile della campagna pubblicitaria, con un convoglio di ventuno furgoni “vestiti” con il marchio e i colori del censimento percorre il Paese per fornire chiarimenti sulle molte novità (il Census tour) e i Census point, dedicati alla diffusione di informazioni sul Censimento presso luoghi di alta frequentazione come stazioni, centri commerciali, cinema. Per promuovere il censimento ci si rivolge ai ragazzi con l’iniziativa “Ciak si conta”, che prevede la realizzazione di spot poi pubblicati su YouTube e premiati.

Molte le novità presenti sul questionario del censimento della popolazione: ci sono quesiti sull’efficienza energetica delle abitazioni, sull’uso di telefoni cellulari e sulla connessione a internet.

Censimenti permanenti

L’Istat si avvia su una nuova strada: parte la stagione dei censimenti permanenti che vede la realizzazione di rilevazioni campionarie e continue, a cadenza annuale e triennale.

La strategia dei censimenti permanenti, coerentemente con le politiche di sviluppo europee e con il programma di modernizzazione dell’Istat, è estesa a tutte le aree tematiche: popolazione e abitazioni, imprese, istituzioni non profit e istituzioni pubbliche e agricoltura.

A differenza dei censimenti del passato, i censimenti permanenti coinvolgono di volta in volta solo campioni rappresentativi di imprese e istituzioni. Tuttavia, la restituzione al Paese dei dati ottenuti è di tipo censuario, quindi riferibile all’intero campo d’osservazione.

Grazie all’integrazione di fonti amministrative con rilevazioni campionarie, infatti, è possibile garantire l’esaustività, l’aumento della quantità e qualità dell’offerta informativa, il contenimento del fastidio statistico su cittadini e operatori economici e la riduzione dei costi complessivi.

I Presidenti Istat

Il Presidente dell’Istituto nazionale di statistica è nominato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei ministri. È scelto fra i professori ordinari di materie statistiche, economiche e affini; la sua carica dura quattro anni e può essere rinnovata una sola volta.
È il rappresentante legale dell’Istituto per le questioni di carattere generale, sovrintende all’andamento dell’Istat e ne assicura il coordinamento tecnico-scientifico. Cura i rapporti istituzionali e con le organizzazioni internazionali. Verifica l’attuazione degli indirizzi espressi dal Consiglio, cui riferisce periodicamente.

I Presidenti dell’Istat

(dal 1926 al 1989 Istituto Centrale di Statistica, poi Istituto Nazionale di Statistica)

  • Corrado Gini (Motta di Livenza 1884 – Roma 1965), statistico, sociologo, docente universitario, in carica dal 1926 al 1932
  • Franco Rodolfo Savorgnan (Trieste 1879 – Roma 1963), statistico, sociologo, docente universitario, in carica dal 1932 al 1943
  • Alberto Canaletti Gaudenti (Sirolo 1887 – Roma 1966), statistico, docente universitario, politico, Senatore, Consigliere di Stato, in carica dal 29/03/1945 al 1949
  • Lanfranco Maroi (Avellino 1889 – Roma 1974), economista, statistico, docente universitario, in carica dal 31/07/1949 al 1961
  • Giuseppe De Meo (Roma 1906 – Roma 1996), economista, statistico, docente universitario, in carica dal 1961 al 1980
  • Guido Maria Rey (Bologna 1936), economista, statistico, docente universitario, in carica dal 1980 al 1993)
  • Alberto Zuliani (Roma 1940), statistico, docente universitario, in carica dal 05/1993 al 2001
  • Luigi Biggeri (Bibbiena 1939), economista, statistico, docente universitario, in carica dal 2001 al 2009
  • Enrico Giovannini (Roma 1957), economista, statistico, docente universitario, Ministro del lavoro, in carica dal 04/08/2009 al 28/04/2013
  • Antonio Golini (Catanzaro 1937), statistico, docente universitario, in carica dal 13 giugno 2013 al 2014
  • Giorgio Alleva (Roma 1955), economista, statistico, docente universitario, in carica dal 2014 al 2018
  • Maurizio Franzini (Roma 1950), economista, docente universitario, in carica facente funzioni dal 08/2018 al 03/02/2019
  • Gian Carlo Blangiardo (Arona 1948), economista, statistico, docente universitario, in carica dal 4/02/2019 al 21/03/2023
  • Francesco Maria Chelli (1959), statistico, docente universitario, in carica facente funzioni dal 15/05/2023 al 05/2024 – Presidente dal 30/05/2024

Approfondisci le biografie, le attività, le pubblicazioni dei Presidenti

I fondi presenti nell’Archivio storico

L’Archivio storico è stato istituito nel 2001. Conserva le principali tipologie di documenti prodotti dall’Istituto: atti ufficiali e amministrativi, studi metodologici e ricerche, modelli di questionari, analisi statistiche, materiale preparatorio di indagini, relazioni e analisi progettuali di organi collegiali, brochure e comunicati stampa.
Per costituire l’Archivio storico si è innanzitutto provveduto alla raccolta di tutto il materiale documentario prodotto dall’Istat, ma anche della documentazione ancora esistente precedentemente prodotta dalla Direzione generale di statistica del Ministero Agricoltura, Industria e Commercio, poi confluita nell’Istituto nel 1926.
L’intervento di schedatura ha interessato quindi la documentazione archivistica dell’Istituto attinente il periodo compreso dalle origini dell’attività fino al 2002.

La raccolta dei dati è stata effettuata tenendo in considerazione la tipologia e la modalità di conservazione del materiale esaminato: ad esempio per i mandati di pagamento e per gli ordini di riscossione è stata sufficiente la schedatura delle unità di conservazione, che contengono al loro interno i singoli documenti ordinati per anno e numero di emissione. In altre serie invece si è ritenuto opportuno procedere ad una schedatura più analitica, effettuando la descrizione dei singoli fascicoli o di gruppi di carte.

Dallo studio delle carte, è emerso che la documentazione Istat è stata organizzata secondo due precedenti sistemi di classificazione, uno in vigore presumibilmente dalle origini dell’Istituto fino alla fine del 1946 ed un altro entrato in vigore il 1° gennaio 1947, applicato fino all’introduzione del nuovo sistema nel 1956.

Il lavoro di ricostruzione e di ordinamento delle serie ha condotto all’individuazione di due grandi articolazioni nelle quali risultava organizzato l’archivio generale:

  • una raccolta di carte (sia in originale sia in copia) ordinata secondo un titolario per materia e per ente, che testimonia l’attività dell’Istituto nella sua totalità e interezza, indipendentemente dalle partizioni interne di competenza, chiamato Archivio Centrale;
  • una raccolta di carte organizzate in fondi corrispondenti ai vari uffici produttori, strutturate in serie secondo criteri fissati dai singoli uffici e funzionali all’espletamento dei loro compiti, chiamati Archivi Locali.

Esisteva quindi un duplice e parallelo sistema di raccolta e conservazione delle carte: la documentazione relativa ad una pratica si potrebbe anche trovare conservata (almeno in alcune sue parti) in entrambe le partizioni.

La nuova organizzazione dell’archivio dal 1956 ha avuto come effetto lo smembramento di alcune serie già esistenti, che sono state ricondotte alla sistemazione suggerita dal nuovo titolario.
E’ stato rinvenuto anche un prospetto comparativo tra il titolari del 1947 e il precedente; se quindi si è persa l’organizzazione originaria di alcune serie, in particolar modo di quelle più antiche, è però possibile tracciarne almeno virtualmente la struttura attraverso questo stesso prospetto.
Parte della documentazione precedente al 1956 non era stata compresa nella nuova organizzazione: questi fascicoli sono stati collocati all’interno delle serie dei complessi documentari afferenti agli archivi locali.

Prosegui la lettura, approfondisci l'”Articolazione dell’Archivio storico“.

Consulta le schede dei fondi nell’Archivio Storico Multimediale Istat

Gli annali Istat

Il più antico periodico di statistica ancora pubblicato. Gli annali raccolgono interventi di vari argomenti sin dal 1871, consentendo di ricostruire la storia della statistica ufficiale e di conoscere i profili scientifici e umani di molti di coloro che l’hanno fondata e fatta crescere. In essa sono raccolti relazioni, atti di seminari e convegni, riflessioni istituzionali e internazionali, resoconti di commissioni, saggi, analisi statistiche, che offrono un quadro dell’evoluzione del paese dai primi decenni di costruzione della Nazione fino ai giorni nostri, passando attraverso periodi di crisi, eventi bellici, fasi di ricostruzione, con uno sguardo attento alla storia, alla scienza, ma anche al vivere quotidiano. Negli anni si sono succedute le serie che cambiano con il susseguirsi delle presidenze.

Biblioteca Digitale ISTAT | Annali di statistica

Serie 1 vol. 6 (1875) – 88 (1877)

Serie 2 vol. 1 (1878) – 26 (1881)

Serie 3 vol. 1 (1882) – 16 (1885)

Serie 4 vol. 1 (1884) – 111 (1910)

Serie 5 vol. 1 (1912) – 11 (1925)

Serie 6 vol. 1 (1931) – 38 (1937)

Serie 7 vol. 1 (1937) – 7 (1943)

Serie 8 vol. 1 (1947) – 30 (1980)

Serie 9 vol. 1 (1981) – 10 (1991)

Serie 10 vol. 1 (1993) – vol. 22 (2000)

Serie 11 vol. 1 (2003) – 2 (2009)

Serie 12 vol. 1 (2010) – 2 (2012)

Serie 13 vol. 1 (2018) –

Articolazione dell’Archivio storico Istat

Archivio Centrale

La documentazione conservata all’interno dei fascicoli dell’Archivio centrale è compresa in un arco di tempo che va dal 1910 fino al 2002.

La strutturazione in serie e sottoserie ha ricostruito l’originale raggruppamento delle carte disciplinato dal titolario istituito dall’ordine di servizio n. 5 del 12 gennaio nel 1956.

Esso disponeva che l’archivio centrale funzionasse ” alle immediate dipendenze dell’Ufficio Affari generali; le pratiche da conservare nell’archivio stesso dovranno essere contrassegnate dall’apposita sigla AC, che sarà apposta dal capo dell’Ufficio Affari generali secondo le direttive che gli saranno di volta in volta impartite. In linea di massima dovranno essere conservati e contrassegnati con tale sigla gli atti concernenti i provvedimenti legislativi sull’ordinamento dell’Istituto e dei servizi statistici, le relazioni con altre pubbliche amministrazioni, la fornitura di dati statistici all’estero, i congressi, le conferenze e le commissioni di studio nazionali ed internazionali, nonché gli atti e i documenti concernenti i censimenti e le nuove rilevazioni correnti, ivi compreso il modularne e in generale quanto può avere interesse ai fini della storia dello sviluppo e dell’ordinamento statistico nazionale.
La collocazione delle pratiche nell’archivio, cioè la posizione archivistica delle pratiche stesse, è individuata dalla prima coppia di cifre della classificazione, la quale, come si è detto, designa la materia. Per ogni singola materia vengono formati fascicoli, inserti e simili, disposti per ente in base alla seconda coppia di cifre della classificazione ed i particolari enti compresi in ciascun gruppo sono disposti in ordine alfabetico per ente.”

L’organizzazione delle carte, secondo la prima coppia di cifre, era stata rispettata, mentre più raramente si rilevava l’attribuzione dell’ente indicata dalla seconda coppia di cifre.
Inoltre, ogni cartellina conteneva un numero molto variabile di sottofascicoli. Dovendo stabilire un livello di analiticità nella descrizione di questa sezione, è stato deciso di effettuare la schedatura della cartellina riportando il titolo apposto sull’etichetta o, quando mancante, attribuendone un nuovo desunto dal suo contenuto.

Archivi locali

Dall’ordine di servizio n. 5 del 12 gennaio nel 1956, gli archivi locali hanno la funzione di conservare, “…normalmente per un tempo limitato, pratiche di interesse particolare per i vari servizi”.

Per gli Archivi locali, talvolta le serie si identificano con la denominazione dei singoli uffici produttori. Data la frequenza con cui gli uffici hanno mutato denominazione, a volte conservando o variando le funzioni svolte, esaurendo la loro funzione e soppressi o fusi insieme con altri uffici, si è scelto di adottare la denominazione più recente attestata dalle carte.
La descrizione della documentazione è avvenuta secondo la tipologia e la modalità di conservazione del materiale esaminato, limitandosi, ove ciò è stato ritenuto sufficiente, alla descrizione del faldone, e scendendo ad un livello più analitico (vale a dire al fascicolo) quando necessario.

Nella ricostituzione delle serie sono state riscontrate spesso molte lacune: è ipotizzabile che parte della documentazione sia andata dispersa nel corso dei numerosi trasferimenti.

Nel riordinare i documenti di un singolo ufficio o servizio giunti in archivio in seguito a versamenti avvenuti in tempi successivi, generalmente si è preferito procedere disponendo i fascicoli o i faldoni in ordine strettamente cronologico; in altri casi le serie sono state organizzate in sottoserie, riunendo così le carte secondo le materie trattate o l’attività svolta dall’ufficio.

In altri casi particolari, invece, la documentazione è stata organizzata mantenendola distinta per versamenti. Le diverse scelte sono state dettate da varie considerazioni: spesso la documentazione rinvenuta non presentava condizionamento esterno che potesse aiutare nel recupero dell’ordinamento originario, e la classificazione sulle carte era spesso sporadica o assente; sono molte le lacune cronologiche presenti nelle serie documentarie infatti dato il carattere per la maggior parte di estrema contingenza delle carte conservate negli archivi locali non sono da escludere dispersioni o distruzioni.

Ciò rende a volte difficile definire vere e proprie serie archivistiche i nuclei documentari rinvenuti: non a caso spesso in fase di riordinamento le carte degli archivi locali sono state organizzate in insiemi denominati “Varie”.

Sia nella sezione dell’archivio centrale, che in quella degli archivi locali sono presenti delle serie che non osservano nella disposizione dei fascicoli uno stretto ordine cronologico, ma conservano la sedimentazione in cui i diversi segmenti di documentazione sono giunti in archivio.

I versamenti più consistenti confluiti nell’Archivio storico dell’Istat sono stati quelli dell’ufficio Presidenza e del Servizio Ragioneria.

Il fondo locale Presidenza è costituito dalla sedimentazione documentaria dell’attività pratica, amministrativa e giuridica svolta dai Presidenti in carica, nell’espletamento delle loro funzioni istituzionali dal 1926 al 2004.

Data la consistenza del materiale documentario e al fine di mantenere la relazione originaria tra i documenti prodotti dai Presidenti in carica all’Istat, si è scelto di suddividere il fondo dell’Archivio locale della Presidenza in sub-fondi intitolati ai singoli Presidenti e di inserire tra questi anche i verbali del Consiglio Superiore di Statistica.

Allo stato attuale, l’unico complesso archivistico di cui è stato possibile ricostruire il titolario originario, è quello del Presidente Guido Maria Rey, che presenta sulle carte traccia del sistema di classificazione adottato dal suo ufficio.

Per quanto riguarda l’Archivio locale del Servizio Ragioneria il riordino è stato condotto cercando di rispecchiare l’attività sistematica di registrazione contabile degli atti dell’Istat aventi contenuto finanziario, economico e patrimoniale svolta dal Servizio, al fine di ricostruire l’ordine originario che l’archivio aveva nella fase attiva e le relazioni tra i documenti.
Il metodo prescelto ha dunque tenuto conto della complessità delle funzioni, della quantità del materiale rinvenuto e dei procedimenti messi in atto dai singoli uffici del Servizio.

Consulta le schede dei fondi nell’ Archivio Storico Multimediale Istat

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